ROMA - L'accusa è quella di ordire un "piano". Di voler intervenire sulla legge sull'aborto dopo il referendum sulla procreazione assistita, magari dopo aver incassato il successo dell'astensionismo. E le uscite di autorevoli esponenti della Cdl sull'ipotesi di rimettere mano alla 194 sarebbero la conferma di quel piano. Prima Maurizio Gasparri, poi il ministro della Salute Francesco Storace che predica cautela ("Non è il momento") ma avvisa che ci saranno "verifiche sui consultori", per finire col sottosegretario agli Affari sociali Maria Grazia Sestini che parla di una legge "in parte tradita perché non doveva favorire l'aborto ma la maternità". Ce n'è abbastanza per provocare una levata di scudi generale che fa virare lo scontro politico sul referendum del 12 e 13 giugno in tutt'altra direzione. "Hanno gettato la maschera" insorge il fronte del Sì. La sinistra si mobilita, ma il tasto dell'aborto mette in allerta anche pezzi della maggioranza. "Piano piano la verità viene a galla - afferma Emma Bonino - gli avversari del referendum puntano a rimettere in discussione la legge sull'aborto per tornare alla sua criminalizzazione". Anche per il leader del Prc Bertinotti, che invita l'Unione a una moratoria per parlare solo di referendum fino al 12 giugno, "si stanno mettendo in discussione le grandi conquiste di civiltà". E in trincea non scende solo la sinistra, non solo Barbara Pollastrini dei Ds o la verde Luana Zanella ("Bisogna dare un segnale chiaro ai venti reazionari"). Protesta anche Chiara Moroni del Nuovo Psi: "Il retropensiero è quello di andare a toccare la 194, ma quella legge è intoccabile". Mentre la Quercia, con Livia Turco, prova ancora a stanare Rutelli: "Capisco l'astensionismo della Chiesa, ma non quello di Berlusconi e Rutelli, che mi sa molto di opportunismo". Certo è che non si respira una buona aria, a sentire il ministro Stefania Prestigiacomo. "Purtroppo, nel centrodestra stanno emergendo delle posizioni integraliste preoccupanti, perché gli attacchi che ho subito per le mie posizioni sono stati eccessivi e talvolta subdoli e beceri" dice riferendosi alla gossip che l'ha coinvolta di recente. Ma lo stesso governo del quale la convinta referendaria fa parte è tornato a difendere a Montecitorio l'impalcatura della legge sulla fecondazione. Lo ha fatto il ministro Giovanardi, affermando che in quest'ultimo anno "non vi è stata alcuna diminuzione statisticamente rilevante della probabilità di successo della procreazione assistita". Ma in tutta Italia si moltiplicano le iniziative in favore del sì, come pure quelle astensioniste di matrice cattolica, a due settimane dalla chiusura della campagna. I Radicali terranno oggi una "manifestazione itinerante" che toccherà luoghi simbolici come la sede della Margherita e la residenza di Berlusconi. Uomini della cultura e dello spettacolo, da Biagi a Curzi, dalla Fracci a Fazio firmano l'appello dell'associazione Articolo 21 contro la "censura mediatica", altri si alternano nello sciopero della fame avviato da un gruppo di scienziati. Censura che non esiste, a sentire il ministro della Comunicazioni Landolfi. "Voterò quattro sì ma gradirei meno appelli" confessa lo scrittore Andrea Camilleri. Tra una dibattito e l'altro scoppia anche qualche incidente diplomatico: "Talassemici e mongoloidi non devono più nascere", aveva detto a Porta a Porta il professore Severino Andreoli sostenendo le ragioni del sì. "Parole lesive della dignità dei nostri familiari" insorge l'Unione italiana down. da Repubblica(27 maggio 2005)
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