23 marzo 1944, ore 15 e 50 circa, città aperta di Roma,un reparto di 156 riservisti della 11a Compagnia del Reggimento "Bozen", comandato dal maggiore Helmut Dobbrick passa cantando “Hupf meine Model, Salta ragazza mia” .
Ora passano per il centro storico: via Rasella un'unica via in salita da via del Traforo a via delle Quattro Fontane chiusa da palazzi a destra e sinistra, l'unico sfogo al centro l'incrocio con via del Boccaccio. Il posto ideale per un attentato.
ore 15 e 52 uno scoppio fortissimo (18 kg di esplosivo frammisto di ferro) squarcia l'aria. E'l'inferno, il rumore defragrante rimbalza sulle pareti dei palazzi e sbatte su tutto ciò che si trova su via Rasella. I soldati sono impazziscono, il rumore, il sangue e la polvere li disorientano. Tanto più che ora scoppiano delle bombe carta dal lato di via dei Giardini. I ragazzi sono completamente impazziti, iniziano a sparare all'impazzata sui palazzi credendo che l'attacco arrivi dall'alto. Alla fine rimangono uccisi trentadue militari tedeschi e di due civili italiani. Fra i morti, una salma a lungo nascosta, quella di un bambino di 13 anni, tagliato in due dalla deflagrazione.
Coloro che presero parte all'azione furono: Rosario Bentivegna che, travestito da spazzino, trasportò la bomba con la carretta; Franco Calamandrei, che si tolse il berretto per indicare a Bentivegna che il reparto aveva imboccato via Rasella e che la miccia per l'esplosione doveva essere accesa; Carla Capponi, che aspettava Bentivegna all'angolo di via delle Quattro Fontane; e poi Carlo Salinari, Pasquale Balsamo, Guglielmo Blasi, Francesco Cureli, Raoul Falciani, Silvio Serra e Fernando Vitagliano.
Questi giovani (tra i 20 e i 27 anni) facevano parte di uno dei tanti gruppi denominati di Azione Patriottica (Gap) e dipendevano dalla Giunta militare, emanazione del Comitato di Liberazione Nazionale (Cln), di cui erano responsabili Giorgio Amendola (comunista), Riccardo Bauer (azionista) e Sandro Pertini (socialista). L'ordine di eseguire l'imboscata di via Rasella, preparata nei minimi particolari da Carlo Salinari, fu dato dai responsabili della Giunta militare. Successivamente Bauer e Pertini dichiararono di non essere stati preventivamente informati e che l'ordine venne dato da Amendola a loro insaputa. Amendola stesso, qualche tempo dopo, confermò la versione, rivendicando a se stesso la responsabilità di aver dato ai "gappisti" l’ordine operativo per l'attentato.
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